Inquadramento territoriale ed evoluzione della domanda

 

Inquadramento territoriale

 

Il Territorio dell'Ambito Territoriale Ottimale di Catania (fig. 1) coincide con quelle della Provincia Regionale di Catania, ed è delimitato a nord dalla provincia di Messina, ad est dal Mare Jonio, a sud con le province di Siracusa e Ragusa e ad ovest con quella di Enna. I comuni ricadenti all'interno dell'ATO sono 58 e la popolazione censita (censimento ISTAT 2001) risulta di 1.040.547 abitanti.

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Fig. 1 Territorio Ambito Territoriale Ottimale 2 - Catania

 

Nella Fig. 1. sono riportate le principali caratteristiche dei territori dei comuni e dell'intero ATO. Nella tabella i comuni sono disposti secondo un ordine territoriale, raggruppati per bacino idrografico nel quale ricade il centro capoluogo, e, all'interno di ogni bacino, nell'ordine col quale si incontrano percorrendo il bacino in senso antiorario a partire dalla foce. In tal modo è agevolato il riconoscimento delle somiglianze fra i comuni vicini e le connessioni fra le opere del servizio idrico integrato.




Bacino idrografico Comune Superficie comunale (Km2) Altitudine minima (m s.l.m.) Altitudine massima (m s.l.m.)
Simeto Belpasso Camporotondo Etneo Catania Misterbianco Motta S.Anastasia Paternò Ragalna S.Maria di Licodia Adrano Biancavilla Bronte Maletto Maniace 4.080 0 3274
Benante Catania Militello Palagonia 182    
Alcantara Calatabiano Randazzo Castiglione di Sicilia 555 0 3274
S. Leonardo Militello Scordia Vizzini 460.6 0 986
Acate Caltagirone Licodia Eubea Vizzini Mazzarrone 745 0 986
Gela Caltagirone San Cono 569 0 981

Tab.1 Principali caratteristiche del territorio dei comuni dell'ATO di Catania

 

Il territorio della provincia di Catania, esteso circa 3.500 km2, è caratterizzato da un forte contrasto fra le aree montane e pedemontane dell'Etna e la vasta pianura alluvionale. Nell'area del cono vulcanico, la cui sommità massima si trova a m 3.240 s.m., più del 50% della superficie territoriale è ubicata a quota superiore ai 600 metri; passando gradualmente dalle quote più basse alle vette più alte. Buona diffusione trovano anche le aree collinari: circa il 40% delle superfici presentano infatti una quota compresa fra 100 e 600 metri. La presenza di aree dissestate è limitatissima: intorno all'1%.

La piana di Catania, forse l'unica vera pianura della Sicilia, soprattutto dal punto di vista dell'estensione territoriale, ha avuto origine dalle alluvioni del fiume Simeto e dei suoi principali affluenti. Delimitata ad ovest dai Monti Erei, a sud dagli Iblei, a nord dagli estremi versanti dell'Etna e ad est dal mare Ionio, l'area comprende anche alcune zone collinari: le superfici con quote inferiori a 100 metri sul mare sono circa il 70%, mentre il restante 30% del territorio è ubicato a una quota compresa fra 100 e 600 m s.l.m.

Oggi, la provincia di Catania si presenta come una delle aree economiche più importanti in Sicilia. Il suo ruolo di polo trainante si manifesta non solo da un punto di vista strettamente reddituale, ma anche amministrativo e infrastrutturale, in quanto capace di esercitare degli influssi che condizionano significativamente le attività delle province limitrofe. Negli ultimi anni la provincia ha registrato un notevole sviluppo grazie, da un lato, al risveglio di una serie di attività a cui l'area è stata da sempre tradizionalmente vocata, quali soprattutto il turismo e gli insediamenti commerciali, ma che sono stati finalmente reinterpretati in un'ottica strategica di crescita competitiva del territorio e, dall'altro, grazie allo sviluppo ed al potenziamento di attività technology-based, soprattutto nella filiera microelettronica, che consentiranno alla provincia di posizionarsi in termini competitivi su scala globale. Dal punto di vista delle realtà produttive, la provincia di Catania presenta un'attività imprenditoriale molto fervida. Nella provincia di Catania è concentrato il 20% del totale delle imprese presenti in Sicilia. La parte più consistente di esse opera nel settore dei servizi; la provincia etnea è infatti il vero polo commerciale della Sicilia con un bacino di utenza che in alcuni casi si estende anche oltre i confini regionali. Il commercio appare come l'unico settore in cui Catania presenti dei valori di spicco rispetto al resto del territorio nazionale, dove occupa i primi posti per numero di imprese commerciali tra le province italiane.

 

Aspetti morfologici e idrologici

 

Morfologia

 

Il territorio della provincia di Catania si estende su una superficie di 3.552,2 km2 nella parte orientale della regione, con forma irregolarmente allungata da nord-est a sud-ovest. Parte del settore settentrionale si affaccia direttamente sullo Ionio, mentre a nord e nord-ovest si protende verso le regioni pedemontane collinari dei Nebrodi e relativi contrafforti; questi, con ampio e frastagliato arco, abbracciano la base settentrionale dell'immensa mole etnea, la quale, con i suoi 3.300 metri di altezza, è il più alto vulcano d'Europa. Quest'area, denominata "area pedemontana jonica", comprende anche un discreto territorio sedimentario a morfologia collinare, che si protende a nord-ovest e su cui si sviluppano parte dei territori di Randazzo, Maletto, Bronte e Maniace. Verso ponente, l'area pedemontana occupa ancora i comuni di Adrano, Biancavilla, i radianti sud-occidentali dell'edificio vulcanico, mentre con i territori di Giarre, Riposto, Mascali, Calatabiano, Fiumefreddo di Sicilia, i quali si allineano sul mar Ionio segnando il confine provinciale orientale, operano contemporaneamente a monte la saldatura con il comune di Castiglione di Sicilia, già parecchio distante dal mare. Il completamento dell'area pedemontana jonica si raggiunge con i comuni di Piedimonte etneo, Linguaglossa, Sant'Alfio, Milo, ubicati nella parte orientale dell'Etna. L'estensione di tale porzione di territorio provinciale è pari a 1.048,27 km2 e presenta una densità media di popolazione pari a circa 200 abitanti per km2.

 

Nella parte centrale il territorio, oltre a comprendere la città di Catania (capoluogo di provincia con una superficie comunale di 180,88 km2 e una densità di 1.809 abitanti per km2), include la cosiddetta "area metropolitana", con i comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci S'Antonio, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina di Catania, Mascalucia, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata li Battiati, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande, Zafferana Etnea. L'estensione di tale porzione di territorio provinciale è pari a 771,23 km2 e presenta una densità media di circa 750 abitanti per km2. Infine, la parte meridionale della provincia di Catania è costituita dall'area Caltagirone, Grammichele, Mazzarone, Militello Val di Catania, Mineo, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Raddusa, Ramacca, San Cono, San Michele di Ganzaria, Scordia, Vizzini e Licodia Eubea, occupa il dissezionato teatro eruttivo ibleo, che con le sue residuali masse, rese irriconoscibili dalla lunga azione di disgregazione e smantellamento operato dagli agenti atmosferici, ha perso gli originari caratteri morfologici distintivi, lasciandoci testimonianza della sua genesi vulcanica unicamente nella natura e struttura dei suoi terreni. E' importante sottolineare che il territorio del calatino copre la metà della superficie provinciale (1.551,82 km2) con una densità media di circa 100 abitanti per km2.

 

Geomorfologia

 

Il territorio provinciale catanese insiste nel versante ionico della Sicilia su terreni così diversi per età e per forme come in poche altre regioni italiane. All'estremità nord-orientale dell'Isola si ergono i Peloritani, costituiti da rocce cristalline, incisi profondamente da numerosi solchi di erosioni, percorsi da vorticosi torrenti dello stesso tipo delle "fiumare". Si tratta di rilievi in prevalenza del Paleozoico, che con quelli della vicina Calabria sono da considerare tra i più antichi d'Italia. Ad essi si appoggiano a sud-ovest le formazioni calcaree mesozoiche (rupi di Taormina), che danno luogo ad una morfologia piuttosto accidentata sul versante sinistro della valle dell'Alcantara. Un altro affioramento di calcari mesozoici si ha negli Erei, in corrispondenza dei monti Iudica (764 m) e Scalpello, che emergono tra le valli del Dittaino e del Gornalunga con forme aspre da un mantello di terreni arenacei e argillosi terziari. A sud della Piana di Catania si innalza un gruppo di monti, gli Iblei, che culminano a 985 m s.l.m. nel monte Lauro ed hanno una costituzione geologica assai diversa. Nella parte settentrionale di essi prevale una formazione vulcanica, costituita da rocce basaltiche massicce che si sovrappongono a calcari miocenici. Tra l'Etna e gli Iblei si estende la piana alluvionale e sedimentaria di Catania, dovuta negli strati più superficiali agli alluvioni dei corsi d'acqua che scendono dai monti circostanti e confluiscono nel Simeto, ai sedimenti lacustri e palustri dei laghi e degli acquitrini, un tempo piuttosto estesi, specie nel territorio di Lentini, e alle formazioni dunose litoranee. Il Simeto l'attraversa con un corso ricco di meandri, che per qualche tratto figura incassato nella coltre lavica ed ha subito profonde modificazioni nell'ultimo secolo per le improvvise piene, e riceve da destra presso la foce il Dittaino e il Gornalunga. I monti che circondano Catania e la sua piana sono tutti relativamente giovani e si presentano come dorsali convergenti verso est, separate da valli ampie e svasate, che sono la continuazione della pianura e costituiscono i solchi naturali per le comunicazioni tra Catania e le province interne.

 

L'area settentrionale del territorio della Provincia di Catania è data, oltre che dal grande edificio vulcanico etneo, anche dai territori di Randazzo e Bronte, i quali, estendendosi oltre l'Alcantara, comprendono terreni sedimentari, con morfologia di stile plastico pertinente ai sistemi collinari e montuosi e di caratteristiche ben diverse da quelle peculiari dei terreni eruttivi. La morfologia e struttura di questi territori appartengono alle serie argilloso-marnose e argilloso-arenacee. L'importanza economica di tali terreni sedimentari non può assolutamente competere con quella degli altri terreni d'apporto fluvio-torrentizio, ai quali deve la sua formazione la Piana di Catania. Nei suoi lineamenti fondamentali la genesi della Piana di Catania si ritiene compiutamente dovuta all'azione di colmamento di un ampio golfo pre-etneo, operato sia da processi d'alluvionamento da parte degli attuali fiumi Simeto, Dittaino e Fiumara dei Monaci, sia da sedimentazione marina. Il limite settentrionale della Piana è costituito dalle vulcaniti etnee ed inoltre dalle formazioni arenaceo-argillose, per la massima parte paleogeniche. A ponente, verso l'area calatina, si rinvengono i sedimenti argillosi del medio Miocene, che sono sormontati da placche e lembi della serie solfifera. Nell'altipiano Ibleo di Scordia e Vizzini, si nota la presenza di formazioni calcareo-marnose e basaltiche. L'interessante morfologia delle masse del gruppo montuoso dello Iudica costituisce un elemento di particolare pregio per la ricchezza che essa conferisce al paesaggio circostante, per non citare la gradevole vivacità cromatica delle rocce che la costituiscono. Queste sono fondamentalmente calcari dolomitici contenenti noduli di selce bruna, grigia e nerastra. Il sollevamento costiero della Sicilia orientale non è stato uniforme. Le argille del Siciliano le ritroviamo a circa 800 metri al di sopra del livello del mare in contrada Vena Superiore dell'Etna a circa metri 200 sul livello del mare in corrispondenza delle terreforti mentre le ritroviamo a 80 metri sotto il livello del mare nella Piana e a Pantano d'Arci. Data la loro potenza, generalmente di una certa entità, assolvono perfettamente al naturale compito di barriera impermeabile, costituendo così un prezioso orizzonte acquifero di primo ordine, sia per portata che per assenza di caducità. Fra la pianura e le colline delle terreforti si rinviene una zona con peculiari caratteristiche geologiche e morfologiche, formate da una serie di terrazzi poste a quote diverse: sia di origine fluviale, sia di origine marina.

 

Idrologia

 

L'area in oggetto risulta delimitata:

 

1. a nord, dallo spartiacque del bacino dell'Alcantara e degli affluenti montani del Simeto (Cutò-Martello, Saracena, Troina-Serravalle);

 

2. a nord-ovest, ad ovest e a sud-ovest, rispettivamente dal limite dei bacini del Salso, del Dittaino e del Maroglio-Gela;

 

3. a sud e a sud-est, rispettivamente dai bacini dell'Acate (Dirillo) e del Lentini (San Leonardo).

 

I principali corsi d'acqua che scorrono nel territorio dell'ATO sono: il Fiume Simeto, i fiumi Anapo e Ciane, il Fiume Cassibile, il Fiume di Noto, il Torrente Gioi ed il Fiume Tellaro. Di seguito sono riportate alcune informazioni sintetiche su questi bacini:

 

Bacino del Fiume Simeto

 

Il bacino del Fiume Simeto ricade nel versante orientale della Sicilia, nasce dai Nebrodi nella parte settentrionale del bacino ed ha recapito nel Mare Ionio. Lo spartiacque del bacino corre ad est sui terreni vulcanici fortemente permeabili dell'Etna, a nord sui monti Nebrodi, ad ovest confina con il bacino del Fiume Imera Meridionale, mentre a sud-est ed a sud corre lungo i monti che costituiscono il displuvio tra i bacini dei fiumi Gela, Acate e S. Leonardo. Esso si estende per circa 4080 Km2, e ricade principalmente nel territorio delle province di Catania ed Enna, mentre interessa in misura inferiore il territorio della provincia di Messina e, solo marginalmente, Siracusa e Palermo. La porzione di bacino che interessa il territorio provinciale costituisce circa il 50% della superficie totale, per un'estensione di circa 1935 Km2. L'altitudine del bacino presenta un valore minimo pari a 0 m.s.m., un valore massimo di 3.274 m.s.m. ed un valore medio pari a 531 m.s.m. La lunghezza del bacino è di circa 116 Km ed il perimetro misura 340,3 Km. Sul fianco sinistro, il reticolo idrografico è assente e le acque che alimentavano il fiume nel passato erano date quasi totalmente dalle numerose e cospicue sorgenti esistenti presso il greto. Oggi queste sorgenti sono pressoché scomparse per l'intenso sfruttamento che le falde subiscono a monte. Sul fianco destro i corsi d'acqua, il cui andamento prevalente è da ovest verso est (Troina, Salso, Dittaino e Gornalunga), facevano confluire le loro acque verso l'ampia zona valliva della "Piana di Catania". Il bacino del Fiume Simeto nasce dai Nebrodi e presenta un reticolo idrografico complesso essendo composto da grandi ramificazioni che confluiscono nell'asta principale solo molto a valle o addirittura in prossimità della foce. Esso si compone di tre principali sottobacini, quello del Fiume Salso, del Fiume Dittaino e del Fiume Gornalunga, e da altri di minore estensione come il sottobacino del Fiume Troina, del Fiume di Sotto Troina e quello del Torrente Cutò. Il bacino del F. Dittaino, affluente di 6° ordine del Simeto, si estende per circa 981 km2 con un'altitudine minima di 12 m s.m.; massima di 1.193 m s.m. e media di 351 m.s.m.. Il Fiume Dittaino ha origine, sotto il nome di torrente Bozzetta, dai monti Erei, la sua asta principale si sviluppa per circa 110 Km. Il bacino del Fiume Gornalunga si estende per circa 991 km2, con un'altitudine minima di 12 m s.m., massima di 903 m s.m.e media di 301m s.m. Il Fiume Gornalunga ha origine dalle pendici di Cozzo Bannata e di M. Rossomanno, con il nome di Vallone Rossomanno, e si sviluppa per circa 80 Km.

L'utilizzo principale delle acque del Simeto è, quello idroelettrico ed irriguo. L'utilizzazione prevalente del suolo è Seminativo: 74%, colture arboree: 11%.

 

Bacino del Fiume Benante

 

Il bacino del Fiume Benante ricade nel versante orientale della Sicilia e interessa il territorio delle province di Catania e Siracusa con recapito nel Mar Ionio. Nasce e sfocia a mare in provincia di Catania, solo il tratto mediano del suo corso interessa il territorio di Siracusa. La parte di bacino di competenza della provincia di Catania, si estende per circa 73 Km2, ricade nel territorio comunale di Catania, occupando una superficie totale di circa 182 Km2. I valori di lunghezza e larghezza del bacino sono rispettivamente pari a 34.77 Km e 5.22 Km. Il perimetro del bacino è di circa 81.66 Km. Il Fiume Benante è formato in gran parte da canali di bonifica e di scolo che drenano la parte più meridionale della piana di Catania

 

Bacino del Fiume Alcantara

 

Il bacino del Fiume Alcantara ricade nel versante orientale della Sicilia nel territorio delle province di Messina e Catania, e ha recapito nel Mar Ionio. La parte di bacino di competenza della provincia di Catania ricade in massima parte nei territori dei comuni di Calatabiano, Castiglione di Sicilia, e Randazzo, e in minima parte nei territori dei comuni di Maletto e Bronte. Lo spartiacque del bacino corre a sud sui terreni vulcanici dell'Etna. Il bacino confina a sud-ovest e ad ovest con il bacino del Fiume Simeto e a nord con alcuni piccoli bacini. Esso presenta una superficie totale di circa 555 Km2 con valori di altitudine massima pari a 3.274 m s.m., minima pari a 0 m s.m. e media pari a 916 m s.m. La lunghezza dell'asta principale è di 48 Km, mentre i valori di lunghezza e larghezza del bacino sono rispettivamente pari a 49,75 Km e 11,24 Km. Il perimetro del bacino è di circa 124 Km.

Utilizzazione prevalente del suolo:

- Seminativo: 49%;

- Prato e pascolo: 19%;

- Bosco: 12%;

- Colture arboree: 12%

All'interno del suddetto bacino ricadono i Comuni di Calatabiano, Randazzo e Castiglione di Sicilia. Il bacino presenta una morfologia collinare-montana con paesaggi spesso aspri e a volte brulli. Tali terreni vulcanici di recente formazione presentano elevata permeabilità e bassa erodibilità, pertanto il reticolo idrografico che vi si è sviluppato si presenta nel suo complesso privo di particolare interesse. Solo nella parte valliva del bacino sono presenti modeste incisioni sui terreni sedimentari. I principali affluenti di sinistra hanno orientamento nord-sud e sono separati da spartiacque che si distaccano quasi a pettine dalla dorsale principale dei M.ti Peloritani. Il principale affluente del Fiume Alcantara ricadente in territorio provinciale, oltre al Torrente Alcantara, è il Fiume Flascio, affluente di testata che trae origine dal M. del Moro (1433 m.s.m.) e confluisce nel Fiume Alcantara in territorio del Comune di Randazzo, dopo aver generato il Lago Gurrida creato dallo sbarramento del Fiume Flascio da parte delle colate laviche. Nel periodo invernale si forma nella parte più depressa un esteso pantano che tende a scomparire nel periodo estivo. La maggior parte della depressione risulta ormai riempita di materiali alluvionali, pertanto, il livello della depressione del lago Gurrida tende ad innalzarsi.

 

Bacino del Fiume S. Leonardo.

 

Il bacino del Fiume S. Leonardo ricade nel versante orientale della Sicilia e si estende, nella parte ricadente nel territorio provinciale di Catania, per 122 Km2, ma esso ricade quasi totalmente nel territorio della provincia di Siracusa e solo nella parte nord-occidentale nel territorio provinciale di Catania. La parte di bacino di competenza della provincia di Catania ricade in massima parte nei territori dei comuni di Militello Val di Catania, Scordia e Vizzini, ed in minima parte nel territorio del comune di Catania. Il bacino idrografico del Fiume S. Leonardo si estende dai centri abitati di Vizzini e Buccheri sino al mare Ionio in corrispondenza del Villaggio S. Leonardo nel territorio comunale di Carlentini. Confina a sud con il bacino del Fiume Anapo, a sud-ovest con il bacino del Fiume Acate, ad ovest con il bacino del Fiume Monaci ed a nord con il bacino del Fiume Gornalunga. Presenta una superficie totale di circa 460,6 Km2 con valori di altitudine massima pari a 986 m s.m., minima pari a 0 m s.m. e media pari a 337 m s.m. La lunghezza dell'asta principale è di 46 Km, mentre i valori di lunghezza e larghezza del bacino sono rispettivamente pari a 50,9 Km e 2,3 Km. Il perimetro del bacino è di circa 119,4 Km.

Utilizzazione prevalente del suolo:

- Seminativo: 58%;

- Prato e pascolo: 15%;

- Colture arboree: 58%;

Rientrano nel bacino i Comuni di Militello Val di Catania, Scordia, Vizzini. Il bacino del F. S. Leonardo è ricoperto in massima parte da formazioni vulcaniche (lave, tufi e piroclastiti) e da formazioni calcaree (calcari e marne calcaree) che presentano elevata permeabilità, il reticolo idrografico che vi si è sviluppato è caratterizzato da un regime torrentizio. Il Fiume S. Leonardo riceve in destra le acque del F. Reina, che nasce presso Poggio Conventazzo, in territorio di Vizzini, e confluisce presso Case del Riviere in territorio di Lentini, e quelle del F. ippolito che nasce presso il centro abitato di Militello Val di Catania, presso Case Conte sempre in territorio di Lentini.

 

Bacino del Fiume Acate.

 

Il bacino del Fiume Acate ricade nel versante meridionale della Sicilia interessando il territorio delle province di Ragusa, Catania e Caltanissetta. La parte di bacino di competenza della provincia di Catania, il 54.99% (ossia 415 Km2), ricade nei territori dei comuni di Caltagirone, Licodia Eubea, Mazzarrone, Grammichele e Vizzini. Il bacino confina ad ovest e a nord-ovest con il bacino del Fiume Ficuzza, a nord-est e ad est con i bacini del F. S.Leonardo e del F. Ippari. Il Fiume Acate nasce nel territorio comunale di Vizzini e si snoda attraverso i comuni di Licodia Eubea, Caltagirone e Acate, per sfociare infine nel Mare Mediterraneo. Presenta una superficie totale di circa 745 Km2, con valori di altitudine massima pari a 986 m s.m., minima pari a 0 m s.m. e media pari a 396 m s.m. Il perimetro del bacino è di circa 138.81 Km, la lunghezza dell'asta principale è di 54 Km, mentre i valori di lunghezza e larghezza del bacino sono rispettivamente pari a 55,7 Km e 13,55 Km. Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo: 62%, Prato e pascolo: 11%, Colture arboree: 23%. Comuni dell'area ricadenti nel bacino sono Caltagirone, Licodia Eubea, Vizzini, Mazzarrone, Grammichele.

Il bacino principale è costituito soprattutto da rocce sabbiose e conglomeratiche, ed in parte da rocce argillose, tali terreni presentano un grado di permeabilità medio, ciò giustifica la natura torrentizia del reticolo idrografico del F. Acate, in particolare la parte meridionale del bacino è caratterizzata dall'affioramento delle argille Mioceniche, con sovrapposti strati di gesso, la parte centrale è caratterizzata dall'affioramento di arenarie, argille, calcari e calcari marnosi, mentre nella parte settentrionale affiorano lembi di lava basaltica. Solo alcuni bacini minori (V.ne Monacella) presentano una buona permeabilità. Sull'alveo principale, a sud dell'abitato di Licodia Eubea, in contrada Ragoleto, è stato realizzato nel 1962 il lago artificiale Dirillo o Ragoleto. Lo sbarramento sottende un bacino di circa 118 Km2 ed ha una capacità utile di 20.4 Mm3, secondo una rilevamento effettuato nel 1980 dall'ANIC di Gela. Le acque dell'invaso dirillo vengono utilizzate sia a scopo industriale dall'Enichem petroli di Gela che irriguo dal Consorzio di Bonifica dell'Acate.

 

Il bacino del Fiume Gela.

 

Il bacino del Fiume Gela ricade nel versante meridionale della Sicilia nel territorio delle province di Caltanissetta ed Enna, e solo nei tratti montani di alcuni sottobacini nel territorio provinciale di Catania. La parte di bacino interessante la provincia di Catania ricade nei territori dei comuni di Caltagirone e San Cono ed interessa il 18,45% dell'area del bacino pari a 105 Km2. Il bacino del F. Gela confina ad ovest con il bacino del T. Gattano e del T. Comunelli, a nord-ovest con il bacino del T. Braemi, a nord-est con il bacino del F. Gornalunga e ad est con il bacino del F. Ficuzza. Il F. Gela nasce in territorio di Enna, presso Cozzo Bannata, quindi dopo aver ricevuto in destra idrografica, a sud-ovest dell'abitato di Piazza Armerina, le acque del F. Giozzo, prende il nome prima di T. Nociara e poi di T. Porcheria. A valle della stretta del F. Disueri prende infine il nome di F. Gela per sfociare infine nel Mare Mediterraneo. Il bacino del F. Gela ha una superficie totale di circa 569 Km2 con valori di altitudine massima pari a 981 m s.m., minima pari a 0 m s.m. e media pari a 341 m s.m. La lunghezza dell'asta principale è di 59 Km, mentre i valori di lunghezza e larghezza del bacino sono rispettivamente pari a 71,8 Km e 8,0 Km. Il perimetro del bacino è di circa 158,2 Km. Utilizzazione prevalente del suolo: Seminativo: 77%, colture arboree: 14%. I Comuni dell'area ricadenti nel bacino sono Caltagirone, San Cono, San Michele di Ganzaria Il principale affluente, di sinistra idrografica è il F. Maroglio che il F. Gela riceve a circa 3 Km dalla foce. Il bacino del F. Maroglio si estende per circa 240 Km2, il coros d'acqua nasce nel territorio del comune di Caltagirone e si sviluppa per circa 24 Km. Sul T. Porcheria, presso la stretta del Disueri, è stato realizzato in serbatoio artificiale denominato "Lago Disueri".

 

 

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Fig. 2 Stazioni Pluviometriche

 

- Pluviometria

 

Per quanto riguarda le precipitazioni, la provincia di Catania si può suddividere in tre sub-aree:

 

-versanti orientali e nord-orientali dell'Etna, in cui i valori annui di precipitazioni raggiungono i massimi della provincia e della stessa Sicilia (circa 960 mm); essi aumentano con il crescere della quota, passando dai 685 mm di Catania e 798 mm di Acireale, fino ai più alti valori di Nicolosi (1036 mm), Linguaglossa (1071 mm) e Zafferana Etnea (1192 mm). Quest'ultima località presenta il valore più elevato della regione. Condizioni intermedie si riscontrano nelle stazioni di Piedimonte Etneo e Viagrande;

 

-versanti occidentali e sud-occidentali dell'Etna, con valori annui di precipitazioni molto più bassi della precedente area (circa 500 mm), anche in tal caso crescenti con la quota, che vanno dai minimi di Paternò (422 mm) e Motta Sant'Anastasia (440 mm) ai massimi di Maniace e Ragalna (580 mm);

 

- aree collinari interne, anch'esse caratterizzate da piovosità annua molto modesta (circa 500 mm), con valori che vanno dai 402 mm di Ramacca ai 579 di Mirabella Imbaccari. Fra questi due valori, si collocano le rimanenti stazioni di Caltagirone, Mineo e Vizzini. Analizzando l'elaborazione probabilistica e quindi la distribuzione mensile delle precipitazioni, oltre a rimarcare la scarsa piovosità del periodo primaverile estivo, tipico aspetto del regime climatico mediterraneo che caratterizza tutta la nostra regione, dai valori del 50° percentile, si evidenzia una chiara, anche se in qualche località abbastanza lieve, asimmetria della distribuzione nel periodo autunno invernale. In genere, infatti, i tre mesi autunnali (ottobre, novembre e dicembre) risultano più piovosi dei corrispondenti invernali (marzo, febbraio e dicembre). Soprattutto il mese di ottobre è quasi sempre più piovoso di marzo